Reichstagsakten Mittlere Reihe. Reichstagsakten unter Maximilian I. Band 9. Der Reichstag zu Konstanz 1507 bearbeitet von Dietmar Heil
[1.] Mitteilung über seine Entsendung zu Kg. Maximilian: [2.] Ankunft in Konstanz, Unterredung mit Kg. Maximilian; [3.] Vortrag an die Reichsversammlung; [4.] Inhalt der Instruktion Kg. Ludwigs von Frankreich für Crivelli; [5.] Verhaftung Crivellis in Konstanz; [6.] mehrfache Befragung Crivellis, seine Freilassung aufgrund der Intervention Kg. Ludwigs.
Moûtiers, 31. August 1507.
Mantua, AS, A.G., ser. E.XV.3, busta 631, fol. 24–25, 27’ (ital. Or. m. S.).
[1.] /24/ Illustrissimo et excellentissimo signor marchise etc. La integerima fede et rara servitù di vostra excellentia versso la christianissima maiestà con la oppinione, qualle ha monsignor mio reverendissimo [George d’Amboise, Kardinal von Rouen] di quella, me stringano advertirla del ritorno mio dal re de’ Romani et recepto insiema et tractamento, acio conosca in tuto la prudentia et summa modestia del re christianissimo, et del re de’ Romani faci quel iuditio gli parerà, qualle in tute cose conosco singulare.
[2.] Mandato da Genova dal christianissimo re al re de’ Romani et al Sacro Imperio gionssi apresso le porte di Constanze sul paes de’ Suiceri, qualli confinano a epsse porte. Et manday uno correro regio per prendere logiamente, il qualle se ritorno a me con el maregalcho [!] da logiamenti, facendomi intendere fuse il ben venuto etc. et che el re, suo patrono, era gioso di vederme et parlarmi, et tuthora vorìa me condurìa drento ala cità alo alogiamento, ala qualle fece risposta conveniente, pregando /24’/ cenasse mecho. Et di poy intrarebom [!] la cità. Gli parsse ritornar al re de’ Romani et dopoy son partimento un pocho, volendo cenare. Se ne rivienne a me con un doctore et secretario regio, qualle mi fece una longa dizaria latina, benivola et di bona sorte, al qualle più comodatamente pote gli fece risposta. Dopoy subito mi menoe al re de’ Romani, al qualle presentai le littere mie pubblicamente, facendogli intendere la caricha mia. Il qualle me fece menare nela camera sua. Et tuto solo per spatio de hore due et meza parloe et conferite mecho, essendo circha una hora di nocte, et sapendo non haveva anchora cenato, mi lassò dicendo: Andati a cena et dimatina vi mandarò uno mio, qualle vi condurà agli electori et principi del’Impperio, a’ qualli presentareti vostre littere [Nr. 153] et fareti vostra relatione; dipoy seremo insiema.
[3.] La matina fui conducto per duy gentilhomini di soy et presentai mie littere et disse quello m’era imposto et contenevano mie instru- /25/ ctione, unde tuti quelli del Sacro Imperio con summa atentione et benignità me oditerono et feceno gratta et prudente risposta, dicendo che la materia cerchava matura consultatione et che mandarebono al mio alozamento per haver la copia de instructione etc., et dopoy di tute cosse conferirebeno mecho.
[4.] Et acio la s[ignoria] v[ostra] ill[ustrissima] sapi la summa dela caricha mia: Epssa conteneva l’amore, fede et optima dispositione del christianissimo re versso il Sacro Imperio, et che quello che era stato dito et scripto sì in Italia, sì in Alamagna dal Re de’ Romani contra el re christianissimo non era viridicamente dicto né scripto, ma solum trovato per rompere l’amicitia tra el Sacro Imperio et reamo christianissimo, qualle era durata anni CCCXXX, particularmente et distinctamente tute le cosse impincte al christanissimo re atorto narrando et evidentimente infrigendo, como sa, parteneva alo hitio mio et la rason voleva.
[5.] La sera medema me fece prendere et restringere con pocho suo hon[or], /25’/ prendendomi veste, dinari, cavalli et tut[o], lassandomi un solo pagio et mandando tuta la nocte mie servitori in una vileta de’ Suiceri. Mi prese per forza le instructione, tutavolta non sepe trovar la ziphyra, qualle rompeti penssa [!] la s[ignoria] v[ostra] ill[ustrissima] se me, havendo mandato a convitare et menare a luy di paese di Suiceri, a luy non subgieti. Et havendogli presentate littere da parte del christianissimo re et longamente a me parlato et la matina mandato a compagnare al Sacro Imperio, s’el me retienne con suo hon[or], essendo etiam dio publicamente con dui correri regii et mei servitori intrato Costancia et parlato a luy. El tractamento, qualle me ha facto, me vergogno scrivere, havendomi facto pagare fenestre di ferre, porte, cathene, qualle fece fare nella torre di cel[le] per secureza, quantuché havesse duy alabardieri, qualli ziorno et nocte non se partevano dala porticella di ferre d’una picol stupha, dove era, a’ qualli m’è stato necessario pagar le spese et scudi quatro et mezo per meso, et /26/ a uno altro custode, servitore suo ordinario, le spese sue di suo cavallo et servitore senza la bona partita.
[6.] Me manda più volte a interrogare de varii et diversi articuli, menazandomi de tormente, tutavolta con son dishon[or] me ritienne, et con hon[or] del christianissimo re è stato necessario me habi facto condure sino a Beona per uno suo secretaria, altramente la maiestà christianissima may harìa lassato di pregione gli suoy ambasiadori et dil arciduchaa.
Spero in breve la v[ostra] s[ignoria] ill[ustrissima] serà in Franza, ala qualle più al longo poterò di tuto parlare, a epssa semp[re] offerendomi et ricomandandomi humilmente. La venuta del magnifico Rozono1, suo servitore, è stata molto gratta a mons[ignor] mio reverendissimo [George d’Amboise], el qualle v[ostra] s[ignoria] ill[ustrissima] semp[re] troverà prompto a suoy benefitii et hon[or]. A Morter in Delphinato, l’ultimo d’Avosto. E[iusdem] v[estrae] ill[ustrissimae] D[ominationis] servitor, f[rater] Jo[annes] Ant[oniu]s de [Crivelli]2.